2010 - Pensieri in libertà.

 

Pensieri in libertà

Luigi Minio

Riflessioni semiserie

SOMMARIO

… tanto per intenderci

La comunicazione

La comunicazione che resta in superficie

La comunicazione inceppata

La comunicazione furbesca

Le mezze verità

La rigidità

Quando la rigidità tocca il sociale …

… la burocrazia regna sovrana …

… e può toccare anche la religiosità

Il lavoro nobilita l’uomo, almeno dicono

Purché si lavori …

Continua …

 

… tanto per intenderci
 

Si diventa anziani, o meglio, non si è più giovanissimi.

Le forze fisiche vengono meno e con esse l’efficienza mentale tende a declinare.

Ci si sente sempre più inutili, anche se la vita umana conserva il suo senso e la sua dignità a prescindere dall’efficienza operativa; ma questo sarebbe un discorso troppo serio, che esula dalle pretese di queste paginette.

La riduzione dell’efficienza, diciamolo pure senza ipocrisie, dà un certo fastidio; a poco vale la bontà degli amici che, perché lo pensano o per compassione (non costa nulla!), vorrebbero convincerci dei vantaggi connessi con l’età matura.

Ce ne vorremmo convincere anche noi di questi ipotetici vantaggi, ma una convinzione del genere comincia a funzionare veramente nella misura in cui il nostro deterioramento mentale tende a progredire a svantaggio dell’autocritica.

Quando il deterioramento raggiunge un certo livello, fa capolino un concetto che da giovani ci veniva ammannito in tutte le salse: la saggezza dell’età matura, derivata dall’esperienza.

L’idea ci seduce e sfruttando il barlume di raziocinio che ci resta, cerchiamo di elaborarla ed edulcorarla fino a crederci veramente: il gioco è fatto.

Ed ecco la mania di propinare saggi consigli si fa strada in modo irresistibile.

Il sottoscritto, coi quattro quinti di secolo sul groppone, si trova in questa fase, anche se sostiene che si metterà a riposo per godere della rievocazione del passato quando sarà trascorso il quinto già iniziato.

Cinque quinti di secolo si possono considerare un’età veneranda e come magra soddisfazione … si aspira ed essere venerati.

Chi scrive, però, è ancora abbastanza lucido per prendere troppo sul serio i suoi assennati consigli, cerca quindi di stemperare la seriosità con un pizzico di comicità.

D’altronde, oltre due millenni or sono il saggio Esòpo faceva parlare gli animali per trarre conclusioni riferite alla moralità dei costumi.

Oggi gli animali hanno trovato una più degna collocazione nei cartoni animati e non ci resta che attingere alla non meno divertente fauna umana.

Ho voluto mescolare fatti realmente accaduti, forse giudicati inverosimili, ma autenticamente veri, con fatti di pura fantasia, forse più verosimili di una certa realtà.

A volte fatti realmente successi sono meno credibili delle barzellette, ma è questa la realtà degli umani: così è, se vi pare, avrebbe detto qualcuno di nostra conoscenza, accusato anche lui di presentare personaggi inverosimili.

Luigi Minio

 

L’ultimo arrivato in un vecchio manicomio, mentre si guarda intorno per rendersi conto della nuova realtà in cui si trova, sente una voce che grida: 37.

Segue uno scroscio di risate convulse.

Passa qualche momento, un’altra voce grida: 24, ed ancora risate a crepapelle.

La cosa continua e il nuovo ospite, matto sì, ma con l’esigenza di darsi una spiegazione, chiede al vicino cosa possa esserci di tanto divertente nel sentire pronunciare ad alta voce un numero.

Il vicino si premura ad illustrare le abitudini del luogo:

  • Vedi, qui siamo sempre le stesse persone, isolate dal resto del mondo e non abbiamo novità da raccontare. Passavamo il tempo a raccontare barzellette, ma erano sempre le stesse. Abbiamo quindi deciso di numerarle. Quando qualcuno grida un numero, pensiamo a quella barzelletta e ridiamo.

  • Ho capito, simpatico sistema - risponde il nuovo arrivato e pensa di inserirsi nel gioco gridando a sua volta - 29!

Il numero cade nell’indifferenza tanto che il banditore improvvisato si stupisce e chiede allo stesso vicino:

  • Come mai non ridono? Non esiste la barzelletta 29?

  • Sì, esiste, ma bisogna anche saperla raccontare.