1.4 CAUSE DI LIMITAZIONE DELLO STATO DI BENESSERE

 

Le cause di limitazione dello stato di benessere e quindi di disagio psichico, possono essere molteplici e non riducibili, a nostro avviso, ad una categoria o ad un unico modello esplicativo. Purtroppo in questo campo si è verificato un fenomeno che non ha certo contribuito a portare chiarezza e ad agevolare la collaborazione tra gli studiosi.

Ogni scuola è partita da intuizioni fondate, ed a volta geniali; ha quindi generalizzato costruendo, sulle iniziali scoperte, oltre che una prassi terapeutica, un sistema esplicativo dell'intera vita psichica, se non proprio una Weltanschaung. A leggere gli scritti delle varie scuole, anche se di grandissimo interesse, si ha spesso l'impressione che i loro autori vogliano costringere i fatti entro un letto di Procuste, in omaggio ad un atto di fede nel loro sistema esplicativo.

Ogni apertura ad altre teorie è condannata come eretica, se proposta da un membro della propria scuola, o tacciata di eclettismo (dando a questo termine una connotazione negativa) se proposta da "aconfessionali".

Noi siamo convinti che allo stato attuale sarebbe una forzatura voler ridurre l'eziologia di tutti i possibili disagi psichici ad un unico modello esplicativo, anche se possiamo ravvisare nella carenza di integrazione l'elemento comune a tutti i modelli.

Nelle pagine seguenti tenteremo di schematizzare il nostro modo di vedere sulle possibili cause di disagio, senza alcuna pretesa di voler essere completi od esaurienti.

E' ovvio che le varie cause non si escludono reciprocamente; si può anzi asserire che difficilmente un disagio è determinato da una causa unica. Quelle che chiameremo cause possono essere concepite come dei punti modali emergenti da una situazione globale per diversi aspetti deficitaria.

Spesso possiamo paragonare lo stato di disagio ad un iceberg in cui la parte emergente è minima rispetto alla massa totale del ghiaccio, circa otto volte più grande: la causa dominante del disagio può rappresentare solo un aspetto, forse quello più superficiale, di uno stato generale di malessere.

Da qui la necessità di non fermarsi, nelle indagini eziologiche, all'esame della causa più evidente, tanto meno a quella che meglio quadra con la propria teoria, ma di approfondire la ricerca in tutte le possibili altre direzioni.

Una grossolana distinzione delle cause di disagio psichico potrebbe essere tra fattori organici (ereditari, congeniti, intervenuti dopo la nascita), fattori connessi con la "storia" dell'individuo e fattori connessi con situazioni recenti o attuali.

La distinzione è puramente teorica e artificiosa perchè con molta frequenza un fattore attuale diventa patogeno solo se trova un terreno fertile nella predisposizione organica e/o nella storia dell'individuo; viceversa dei fattori organici o degli eventi psichici remoti, anche se hanno avuto un peso determinante nella strutturazione della personalità, possono non provocare disagi evidenti se l'equilibrio non viene turbato da situazioni attuali destabilizzanti.

Le varie scuole, pur non ignorando questa constatazione, tendono ad enfatizzare l'uno o l'altro di questi aspetti, sottovalutando quanto non rientra nel loro modello esplicativo e proponendo dei sistemi di terapia rigidamente consequenziali.

Dal nostro punto di vista i vari fattori agiscono come concause fra le quali, nei singoli casi, una può apparire, od essere, prevalente sull'altra, senza che tuttavia, da sola, abbia solitamente un peso determinante.

 

14.1 Limitazione del benessere connesse con fattori organici.

 

Non intendiamo addentrarci in questo argomento perchè di stretta competenza psichiatrica.

Specie nel passato, era tanto di moda la pretesa di trovare nei fattori organici la spiegazione di qualsiasi disagio psichico; probabilmente questo orientamento era connesso con l'euforia determinata dalle grandi scoperte dell'ultimo secolo in campo biologico ed alla viscerale reazione a tutto quello che veniva sdegnosamente etichettato come "mentalismo".

 

Pur non volendo affrontare espressamente un problema tanto complesso, riteniamo opportuno richiamare alla mente alcuni concetti che potrebbero sembrare elementari ma che spesso vengono ignorati:

 

1) Esistono dei disagi psichici ad eziologia chiaramente organica (vedi ad esempio le psicosi organiche); possiamo ipotizzare l'esistenza di altri disturbi ad eziologia organica non ancora conosciuta; sarebbe però un errore logico di generalizzazione indebita asserire che tutti i disagi psichici siano di origine organica, invocando meccanismi ancora da scoprire

 

2) Esiste una certa correlazione fra disagi presentati da vari membri della stessa famiglia. Sarebbe un grossolano errore parlare, "sic et simpliciter", di ereditarietà.

I membri della stessa famiglia hanno in comune, oltre ai fattori genetici, il contesto in cui sono vissuti e le numerose ricerche in tal senso evidenziano il grande peso dei fattori ambientali.

 

3) Si vanno scoprendo dei correlati organici a stati psichici: anche qui sarebbe un banale errore parlare semplicemente di eziologia organica del corrispettivo stato psichico. Una forte paura è correlata ad un aumento del tasso di adrenalina nel sangue; ciò non significa che la paura sia determinata dall'adrenalina e non dal terremoto, anche se il tramite fra le varie reazioni organiche alla paura sia l'adrenalina stessa.

 

4) Determinati stati psichici sono modificabili con farmaci; ciò non significa che il farmaco possa risolvere gli eventuali problemi che hanno determinato nell'individuo quello stato. Un analgesico può alleviare il dolore provocato da una frattura, nessuno pensa però che l'analgesico guarisca la frattura!

 

L'elenco potrebbe continuare; noi intendiamo concludere riconoscendo la necessità della presenza del medico, per gli aspetti di sua competenza, nell'équipe che si occupa di alleviare gli stati di disagio, anche se l'approccio psicologico si scosta sostanzialmente dal modello medico.

 

14.2 Limitazione del benessere connessa con esperienze remote nella vita dell'individuo.

 

E' innegabile che le esperienze attraverso le quali un individuo è passato dalla nascita, o forse dalla vita fetale, all'età adulta incidano notevolmente sull'origine di molti stati di disagio, siano questi costituiti da modi abituali di agire (p.e. disordini caratteriali), siano anomalie che insorgono in un dato momento della vita (p.e. alcune forme di crisi esistenziali, reazioni nevrotiche o psicotiche...).

Delle modalità con cui il bambino e più tardi l'adolescente vivono il rapporto col proprio corpo o con la realtà esterna possono lasciare una tendenza a certi schemi di comportamento che persisteranno nella vita adulta o ai quali l'adulto regredirà in particolari situazioni.

Anche le singole esperienze, traumatiche o meno, non bene integrate, possono lasciare tracce profonde ed influenzare il comportamento seguente.

Pensiamo che tutti siano concordi in queste constatazioni; quello che differenzia le varie scuole è il diverso peso che esse danno agli avvenimenti remoti nell'eziologia dei disturbi attuali ed il modello esplicativo delle connessioni tra eventi remoti e disagi attuali.

Elencheremo, senza voler entrare nei dettagli, i più comuni di questi modelli, notando che, pur restando concettualmente distinti, alcuni di essi sono fra loro parzialmente sovrapponibili:

- Formazione di condizionamenti o apprendimenti

- Strutturazione di schemi cognitivi

- Strutturazione di particolari modalità nei rapporti affettivi

- Intralci nell'evoluzione psichica dell'individuo

- Formazione di dinamiche inconsce che determinano, o quanto meno, influenzano il comportamento attuale.

14.3 FATTORI CONNESSI CON SITUAZIONI RECENTI O ATTUALI

Chiunque abbia esperienza di lavoro clinico sa che gli utenti con una certa frequenza connettono, almeno temporalmente, l'inizio dei loro disturbi con un qualche avvenimento, ai loro occhi stressante o traumatizzante.

A prescindere dalla fondatezza o meno, nei singoli casi, di tali connessioni a livello eziologico, è indubbio che delle situazioni recenti o attuali possano avere un'influenza più o meno determinante sui disagi che in atto vivono.

Possiamo, a livello paradigmatico, citare alcune di queste situazioni:

1. Situazioni prolungate o di frequente ripetersi di eventi che provocano nell'individuo stati di tensione. Ci sembra superfluo sottolineare che non necessariamente debba trattarsi di situazioni o eventi obiettivamente gravi: ciò che può rendere la situazione o gli eventi patogeni è il vissuto soggettivo. Viceversa, situazioni obiettivamente pesanti possono non essere patogeni se bene integrate in un contesto gratificante per l'individuo.

2. Rapporti interpersonali inadeguati perchè vissuti o come minaccia alla propria sicurezza o frustranti o, più in gene­rale, come fonte di pericoli. Terreno di elezione per la patogenità dei rapporti interpersonali è l'ambiente familiare.

3. Eventi accidentali, quali: un malessere caratterizzato da un senso di panico o particolarmente significativo per il contesto in cui è vissuto; un evento spiacevole accaduto a un congiunto o a persona a cui si è affettivamente legati; in generale fatti particolarmente significativi o per la loro natura o per le circostanze in cui avvengono o per quanto rievocano, sia pure inconsciamente.

Anche per questo genere di fattori le varie scuole si differenziano per il peso ad essi attribuito e il meccanismo patogenetico che vi viene ravvisato.