40 anni... una generazione è passata!

 

(premessa non importante da leggere)

 

è il 15 agosto.

Sono qui solo nel mio studio, in un silenzio irreale.

 

Sono già passati quarant’anni,

il tempo biblico d’una generazione.

 

Tante cose qui scritte sembreranno d’altri tempi:

è vero, quando iniziammo erano altri tempi.

 

Sembra ancora ieri, quando con entusiasmo giovanile

affittammo quell’appartamento di Via Androne,

ignari, sul luogo che fu - forse - il sepolcro di Agata.

Poi sogni, incertezze, di nuovo sognare …

 

Periodi di euforia vissuti con stupore di bimbi;

altri di attese, di promesse deluse,

trascorsi nell’inedia forzata,

paralizzati da pastoie burocratiche,

tra lo scendere e salir per altrui scale.

Progetti di attività avvizzivano

inariditi dall’indifferenza dei palazzi,

sogni si infrangevano contro realtà

estranee alla nostra scala di valori.

Come se le mura dei palazzi rallentassero il tempo,

ovattassero gli entusiasmi, assopissero gli slanci

di inquilini forse aperti e sensibili,

ma intrappolati anche loro in una logica perversa.

 

Quante persone si sono susseguite:

giovani spinti ad intraprendere una strada ancora incerta;

utenti col loro fardello di ansie e di problemi.

Ogni anno il loro numero cresceva

cento, mille, dieci mila o forse più…

 

Sono qui solo, oggi, a scrivere e pensare.

Tutta la mia famiglia - uno dopo l’altro - è andata via;

anche tanti collaboratori di cui parlo non sono più fra noi,

anch’io li seguirò, come Gìlgamesh seguì énkidu.

 

Penso a chi vi sarà tra queste mura;

se si continuerà questo lavoro,

vorrei ricordare a loro, ciò che prima di loro è stato fatto;

nel bene o nel male, alle loro spalle c’è una storia.

Se tutto finirà, ai pochi amici, se lo vorranno,

vorrei chiedere di non cancellare presto il mio ricordo.

 

Penso ai motivi per cui abbiamo scritto queste pagine,

motivi reali, motivi apparenti,

motivi che vogliamo far credere agli altri,

motivi dei quali vorremmo convincerci noi stessi.

Motivi che si intrecciano, ma che tra loro non si escludono.

Quanto già espresso, penso sia uno dei motivi.

Altro motivo è rivedere il passato per riflettere

su come operare meglio nel futuro.

Se poi altri vorranno trarre un qualche spunto

sul loro fare o evitare,

saremo contenti d’aver reso un piccolo servizio.

 

Luigi Minio

15 agosto 2003